Adoro andare al mercato.
Tutte quelle bancarelle ravvicinate ricche di vita, i colori, le chiacchiere: un piccolo spicchio di mondo oramai in estinzione.
Quel giorno comprai dei carciofi. “E’ stagione, e poi i carciofi fanno bene”, pensai.
Arrivata a casa mi misi a curarli con pazienza, con la devota attenzione dedicata a quell’attività: il rischio di pungersi era sempre in agguato.
Una padella, un filo abbondante d’olio, uno spicchio d’aglio, sale e mezzo bicchiere di acqua. I carciofi ci si tuffarono dentro, irrigiditi e fieri, inconsapevoli della sauna a cui sarebbero andati presto incontro.
Una mezz’oretta e ne sarebbero usciti morbidi e addolciti.
Nell’attesa presi lo spolverino e iniziai a dare una pulita alle mensole e ai mobili, a caccia di polvere e per cacciare i pensieri.
Arrivata alla libreria l’attività da pulitrice si trasformò presto in quella di lettrice: lo spolverino già lo sapeva, era fortunato, non lavorava mai tanto quando arrivava in quella stanza lì.
Un nome sul dorso di un libro richiamò la mia attenzione: Pablo Neruda.
Mi lasciai avvicinare da lui.
Sono convinta siano i libri a scegliere i lettori, non viceversa.
Sfogliando incuriosita l’indice dovetti rileggere più volte un titolo. “Ma, che strano” pensai, “Ode al carciofo?” Cosa c’entrava quella verdura con la poesia? Cosa c’entrava con quell’autore dal nome così altisonante, vincitore di onorificenze e perfino di un premio Nobel?
Incuriosita sfogliai il libro fino a lì e iniziai a leggere quei versi.
Incredibile.
Lessi e rilessi quella poesia più e più volte e ad ogni lettura nuovi strati di comprensione si aggiungevano alla prima.
Poteva sembrare una semplice poesia su un carciofo, ma in realtà parlava di guerra, d’amore, di pace, di cambiamento.
Quel carciofo fiero e agguerrito, tutto impettito nella sua divisa di rigidi petali, la sua voglia di combattere, il suo impaurire gli altri ortaggi dell’orto, e poi il viaggio fino al mercato, il sogno della guerra.
Sembrava la metafora di un militare senza scrupoli.
E poi Maria, la tenera Maria che lo spodesta, prendendolo dal suo cesto, analizzandolo con cura e infilandolo in quella sua tipica borsa da donna, una vita al suo interno.
Maria, l’unica in grado di addolcire il carciofo militante infilandolo in una pentola e cuocendolo con amore.
Maria che si unisce a noi nel mangiare la guerra, sfogliandola strato per strato fino ad arrivare al suo cuore, creando la pace.
Il timer dei carciofi sul fuoco suonò. Andai a infilzarli: erano pronti.
Da quel giorno però si erano arricchiti di una nuova consapevolezza.
Che magia la poesia!
Ecco qui per tutti noi la magnifica “Ode al carciofo” di Pablo Neruda, del 1954 in una mia traduzione.
Il Carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i tralci dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come una granata,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi ceste di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la vita militare.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini
erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade.
Ed ecco sul più bello arriva Maria con la sua sporta,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato
che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo
la pacifica polpa
del suo cuore verde.
Ecco il testo in lingua originale “Oda a la alcachofa” di Pablo Neruda.
La alcachofa
de tierno corazón
se vistió de guerrero,
erecta, construyó
una pequeña cúpula,
se mantuvo
impermeable
bajo
sus escamas,
a su lado
los vegetales locos
se encresparon,
se hicieron
zarcillos, espadañas,
bulbos conmovedores,
en el subsuelo
durmió la zanahoria
de bigotes rojos,
la viña
resecó los sarmientos
por donde sube el vino,
la col
se dedicó
a probarse faldas,
el orégano
a perfumar el mundo,
y la dulce
alcachofa
allí en el huerto,
vestida de guerrero,
bruñida
como una granada,
orgullosa,
y un día
una con otra
en grandes cestos
de mimbre, caminó
por el mercado
a realizar su sueño:
la milicia.
En hileras
nunca fue tan marcial
como en la feria,
los hombres
entre las legumbres
con sus camisas blancas
eran
mariscales
de las alcachofas,
las filas apretadas,
las voces de comando,
y la detonación
de una caja que cae,
pero
entonces
viene
María
con su cesto,
escoge
una alcachofa,
no le teme,
la examina, la observa
contra la luz como si fuera un huevo,
la compra,
la confunde
en su bolsa
con un par de zapatos,
con un repollo y una
botella
de vinagre
hasta
que entrando a la cocina
la sumerge en la olla.
Así termina
en paz
esta carrera
del vegetal armado
que se llama alcachofa,
luego
escama por escama
desvestimos
la delicia
y comemos
la pacífica pasta
de su corazón verde.
Pablo Neruda – “Ode al carciofo”: i versi più belli
- “…la verza si mise a provar gonne…”: avete mai visto crescere una pianta di verza? In realtà la parte che noi mangiamo è solo il cuore del tutto: decine di foglione giganti la circondano, parte che noi di solito scartiamo, ma agli occhi della verza possono sembrare davvero delle gonne!
- “…Nei filari mai fu così marziale come al mercato,/ gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini/ erano i generali dei carciofi,/ file compatte,/ voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade.“: quando leggo questi versi a me vengono in mente le parate militari, quelle d’altri tempi, impresse nei documentari Luce. Decine e decine di giovani che marciano compatti, ordinati, lo sguardo convinto, il mento alto, i fucili a tracolla. E poi una mina che esplode da qualche parte, un boato, ma loro continuano imperterriti a marciare, sotto al comando dei generali, le cui divise sono arricchite di medaglie brillanti.
- “…lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,/ con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,/ entrando in cucina, /lo tuffa nella pentola.“: eccola Maria, la salvatrice, colei che arriva in mezzo alle file ordinate e le scombina, rilegando il carciofo orgoglioso dentro alla sua borsa disordinata. In questi versi si accoccola tutto il potere della pace, la possibilità di rendere mansueto perfino il più agguerrito dei soldati con la forza della gentilezza.
I libri che ti consiglio
Se ti è piaciuto questo articolo, ecco qui qualche libro che ho letto e ti consiglio legato all’argomento trattato.
Se deciderai di comprare il libro o di continuare le tue spese dai link che trovi su questo articolo, aiuterai PopPoesia a mantenersi! E avrai tutta la mia gratitudine!
Autore: Pablo Neruda
Titolo: Poesie d’amore e di vita
Pagine: 256
Casa editrice: Guanda
Una selezione di poesie di Neruda in lingua originale con testo a fronte, ottima per iniziare a conoscere questo prolifico autore!
Se ti è piaciuto questo articolo, ti consiglio di leggere anche questo articolo di PopPoesia in cui viene citata un’altra bellissima poesia di Pablo Neruda. Se hai voglia dacci un occhio!
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